Gli interventi che possono essere utilizzati per la cura del glaucoma sono diversi in base alla tipologia dello stesso.
Negli anni sono state sviluppate diverse tecniche, atte a contrastare i danni di questa subdola patologia.
Il glaucoma

Il glaucoma è una patologia in cui la pressione oculare interna aumenta.
Questa variazione di pressione è data da una differenza tra la produzione dell’umor acqueo e il suo assorbimento: questi livelli, in condizioni normali compresi tra i 14 e 21 mmHg, rimangono bilanciati grazie al lavoro che svolge il trabecolato.
In caso di ostruzione del trabecolato, dunque, il deflusso è anomalo: questa condizione si presenta nell’80% dei casi di glaucoma, anche se in alcuni casi l’ipertensione oculare non si presenta.
Queste sue caratteristiche la rendono una patologia molto subdola, in quanto non si presentano dei sintomi reali se non nelle fasi più avanzate: dei controlli frequenti, soprattutto in caso di familiarità con la malattia o di diabete, possono seriamente fare la differenza.
Per poter approfondire il discorso relativo agli interventi, illustriamo brevemente le tipologie di glaucoma.
Tipologie di glaucoma
Possiamo fare una macrodistinzione iniziale tra:
- glaucoma ad angolo aperto, a carattere cronico, lento nella progressione e che presenta sintomi solo in fase avanzata;
- glaucoma ad angolo chiuso, ad insorgenza rapida, con una pressione oculare che sale rapidamente.
Glaucoma ad angolo aperto
Il glaucoma ad angolo aperto ha carattere cronico: la sua insorgenza è lenta e non presenta sintomi immediati, se non nelle fasi più avanzate. Possiamo distinguerne 4 tipi in totale:
- glaucoma cronico semplice: caratterizzato da diversi fattori, insorge dopo i 40 anni. Il drenaggio del trabecolato viene ostacolato in modo lento, aumentando la pressione oculare e riducendo, partendo dalle aree periferiche, gradualmente la vista;
- glaucoma normotensivo o a tensione normale: questa tipologia è ancora più pericolosa, in quanto la variazione di pressione non si verifica. In questo caso, è necessario un approfondimento ulteriore per verificare la sua presenza;
- glaucoma pigmentario: con una prevalenza nel sesso maschile, ha come fattore di rischio la miopia. L’intasamento del trabecolato, in questo caso, è dato dalla deposizione di granuli del pigmento dell’iride (la parte colorata dell’occhio);
- glaucoma pseudoesfoliativo: è caratterizzato dalla produzione di una sostanza biancastra che si deposita nelle strutture interne dell’occhio, tra cui il trabecolato. È una manifestazione tipica della sindrome pseudoesfoliativa (o PEX).
Glaucoma ad angolo chiuso

Il glaucoma ad angolo chiuso, come detto prima, manifesta i suoi sintomi immediatamente: la possibilità di perdere la vista irreversibilmente è molto elevata, quindi va trattato immediatamente. Se ne distinguono 3 tipi.
È la tipologia di glaucoma più pericolosa ed insidiosa, che prevede interventi chirurgici da effettuare il più presto possibile.
- Glaucoma acuto: in questo caso si verifica la chiusura completa dell’angolo irido-corneale, al cui vertice si trova il trabecolato. La pressione oculare si innalza molto velocemente, causando forti dolori e nausea, oltre all’offuscamento della vista;
- glaucoma neovascolare: il deflusso dell’umor acqueo viene impedito dalla formazione di nuovi vasi, causato generalmente da retinopatia diabetica, occlusione della vena centrale della retina od ostruzione della carotide;
- Glaucoma congenito: è una patologia rara, che si presenta generalmente nei primi 6 mesi di vita del bambino. Il globo oculare appare più grande del normale (buftalmo), la cornea presenta una grave opacità e si può verificare l’insorgenza della cataratta.
I sintomi del glaucoma
I sintomi del glaucoma sono di difficile riconoscimento, a parte nei casi di glaucoma ad angolo chiuso, che si manifesta con:
- calo repentino della vista;
- aloni colorati;
- forte dolore ed arrossamento oculare;
- mal di testa;
- nausea e vomito.
Per quanto riguarda il glaucoma ad angolo aperto, invece, viene lentamente a mancare la visione periferica, fino a compromettere anche quella centrale.
Per approfondire maggiormente il discorso relativo alle tipologie, potete leggere la pagina interamente dedicata.
Gli interventi per il glaucoma
In base alla gravità del problema, gli interventi disponibili per la cura del glaucoma sono diversi:
- trabeculoplastica con laser micropulasto (MLT);
- iridotomia con Yag Laser;
- ciclofotocoagulazione transclerarle con G-Probe (CTCP);
- applicazione di uno stent con chirurgia mini-invasiva.
Trabeculoplastica con laser micropulsato (MLT)
Questa procedura viene utilizzata nei primi stadi del glaucoma: tramite impulsi laser ripetuti a bassa energia, si elimina l’ostruzione nel canale trabecolare, incentivando il deflusso dell’umor acqueo.
Viene effettuata in regime ambulatoriale ed essendo una procedura che non danneggia i tessuti, può essere ripetuta diverse volte nella vita.
Iridotomia con Yag laser

L’iridotomia con Yag laser si utilizza per prevenire o curare i casi di glaucoma ad angolo chiuso.
I rischi legati all’intervento in sé sono molto inferiori rispetto all’esito che può avere questa forma di glaucoma se non trattato. Va effettuato, infatti, immediatamente oppure si consiglia nei casi in cui vi siano i fattori di rischio sopra elencati.
La procedura prevede la creazione di un foro nell’iride per abbassare la pressione intraoculare e far defluire l’umor acqueo in eccesso.
Ciclofotocoagulazione transclerale con G-Probe (CTCP)
La CTCP viene utilizzata quando i trattamenti farmacologici o i trattamenti laser citati precedentemente non possono essere eseguiti o vi è un’elevata possibilità di fallimento.
Indicata per il glaucoma in fase avanzata o refrattario ad altri trattamenti, la ciclofotocoagulazione transclerale agisce con un laser ad infrarossi, assorbito più facilmente dal tessuto pigmentato del corpo ciliare, riducendo la produzione dell’umore acqueo.
Applicazione di stent con chirurgia mini-invasiva
A seguito di una risposta negativa alle altre terapie, si può optare per l’applicazione di uno stent.
Si procede con la creazione di un canale attraverso la sclera che permetta di drenare l’umor acqueo in eccesso: con una piccola incisione sulla cornea (effettuata in anestesia topica), si permetterà l’accesso ad un iniettore che inserirà lo stent.
L’intervento non è doloroso e il recupero post-operatorio prevede l’instillazione di colliri per alcune settimane.
Il giorno dopo l’intervento si verificherà la salute dell’occhio, con un ulteriore controllo dopo 15-20 giorni.