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dr. Gaspare Monaco

Responsabile dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Policlinico San Donato.

Ghiandole di Meibomio: sintomi, patologie correlate e percorso di cure

L'ostruzione delle ghiandole di Meibomio può portare al calazio e all'occhio secco: ecco come riconoscere i sintomi e impostare il percorso di cure.
ghiandole di meibomio

Le ghiandole di Meibomio sono le ghiandole sul bordo palpebrale, utili per la produzione delle lacrime.

L’equilibrio sebaceo del film lacrimale viene garantito da queste ghiandole: quando non svolgono correttamente il loro lavoro, si possono manifestare:

  • il calazio;
  • la sindrome dell’occhio secco.

Vediamo ora nello specifico la funzione delle ghiandole di Meibomio, per poi comprendere cosa comporta una loro disfunzione e come vengono trattate.

Le ghiandole di Meibomio

calazio palpebra superiore

Le ghiandole di Meibomio si trovano nei tarsi palpebrali, più comunemente noti come palpebre.

Presenti in misura maggiore nella palpebra superiore, sono più di 50 e secernono lipidi e proteine, che vengono distesi sulla superficie più esterna del film lacrimale per proteggere l’occhio.

Le ghiandole di Meibomio sono, dunque, fondamentali per mantenere un’idratazione oculare costante.

Le ghiandole di Meibomio ostruite

Tra le patologie più note delle ghiandole di Meibomio si annoverano:

  • il calazio;
  • la sindrome dell’occhio secco, causata proprio dalla disfunzione delle ghiandole di Meibomio o dalla blefarite seborroica.

Calazio

calazio

Il calazio è una cisti che tende a posizionarsi sulla palpebra superiore o inferiore, nella parte interna o esterna, causata dall’ostruzione delle ghiandole di Meibomio.

È una patologia non infettiva e si riassorbe generalmente in un lasso di tempo compreso tra le 4 e le 10 settimane.

Il calazio non è generalmente doloroso (a differenza dell’orzaiolo), e si manifesta come una tumefazione visibile a livello della palpebra: il dolore può presentarsi solo se viene a formarsi un piccolo ascesso.

La cura del calazio

I trattamenti per il calazio, invece, prevedono:

  • la terapia farmacologica;
  • il trattamento LipiFlow;
  • nei casi più gravi, l’intervento chirurgico per la rimozione.
Terapia farmacologica

L’utilizzo di farmaci corticosteroidei è consigliato nei casi in cui il calazio non si risolve entro le 8 settimane dalla sua comparsa, associata eventualmente alla rimozione chirurgica: non può essere utilizzata, tuttavia, nei casi di oftalmie purulente.

Si ricorre a terapia antibiotica nei casi in cui sia causata da blefarite, in modo da eliminare l’infezione.

LipiFlow®

Anche il calazio è conseguenza di una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, risultante dalla formazione di accumulo di secreto che ne ostruisce l’apertura.

Il trattamento LipiFlow sfrutta il calore e la pressione palpebrale per favorire il normale funzionamento delle ghiandole di Meibomio.

Il macchinario agisce su entrambe le palpebre ed è totalmente indolore, con una durata di circa 12 minuti.

Solitamente si effettua questo trattamento una volta ogni 6 mesi per favorire un corretto funzionamento delle ghiandole e impedire quindi le possibili recidive.

Intervento chirurgico

Nei casi in cui il calazio sia particolarmente invalidante, arrivando anche a coprire parte del campo visivo, si può intervenire chirurgicamente con una piccola incisione per l’asportazione del lipogranuloma, con conseguente pulizia della zona.

Quest’ultimo passaggio è fondamentale, in quanto le componenti residue possono prolungare il processo infiammatorio.

A seguito di anestesia topica, viene applicata una pinza specifica (pinza di Desmarres) che permette l’isolamento del calazio, per la sua rimozione agevole.

L’intervento generalmente non lascia segni visibili, in quanto le incisioni sono particolarmente ridotte, e raramente vengono utilizzati punti di sutura.

Sindrome dell’occhio secco

occhio secco

La sindrome dell’occhio secco è una condizione patologica in cui si verifica una disfunzione delle ghiandole di Meibomio; questa può essere causata da:

  • età avanzata;
  • differenze e disordini ormonali (è più frequente nelle donne, principalmente in menopausa o gravidanza);
  • trattamenti farmaceutici topici (applicati direttamente sull’occhio);
  • eccessiva evaporazione lacrimale.

Quest’ultima condizione, chiamata anche dislacrimia, è la causa più frequente, data dall’ostruzione dei dotti delle ghiandole di Meibomio che impediscono la secrezione corretta delle proteine e dei lipidi.

I sintomi comuni che si presentano nella sindrome dell’occhio secco sono:

  • irritazione;
  • ipersecrezione lacrimale (secrezione eccessiva) di notte, al mattino e durante l’utilizzo del computer;
  • iposecrezione lacrimale (secrezione insufficiente) durante il giorno;
  • occhio stanco e pesante;
  • sensazione di corpo estraneo dentro l’occhio.

Anche l’utilizzo eccessivo delle lenti a contatto può aumentare tale condizione di occhio secco, tanto da provare un forte fastidio che porta ad interrompere il loro utilizzo.

Spesso questa disfunzione non viene riconosciuta immediatamente, manifestando sintomi lievi che non permettono di rendersi conto del problema.

Tuttavia, trattarla nelle prime fasi permette di curare la sindrome dell’occhio secco in modo più efficace, prima che le alterazioni delle ghiandole di Meibomio diventino irreversibili e di più difficile gestione, portando ad atrofizzazione delle stesse.

La cura dell’occhio secco

occhio secco rimedi naturali

I trattamenti principali per la sindrome dell’occhio secco sono:

  • la modifica del regime alimentare (nelle primissime fasi);
  • terapia in colliri antinfiammatori e lubrificanti;
  • la luce pulsata IRPL.
Modifica del regime alimentare

Nelle prime fasi della sindrome dell’occhio secco si consiglia generalmente di curare l’alimentazione, associandola all’utilizzo di colliri specifici che vengono prescritti durante la visita specialistica.

L’assunzione di Omega 3, grassi essenziali presenti nel pesce e in alcune tipologie di frutta secca, aiuta la secrezione dei lipidi, utili per mantenere l’equilibrio chimico del film lacrimale.

In alcuni casi il calore può essere utile per fluidificare le secrezioni che, in questa condizione, sono più dense rispetto a quelle dei soggetti sani.

Quando la densità delle secrezioni è particolarmente densa, invece, si fa ricorso al trattamento con luce pulsata.

Terapia in colliri antinfiammatori e lubrificanti

Il primo approccio della terapia farmacologica mira alla gestione dell’infiammazione mediante molecole somministrate in collirio (cortisone, ciclosporina e siero autologo) o per via orale (compresse di doxiciclina).

A queste va aggiunta una corretta lubrificazione attraverso dei sostituti lacrimali a base di acido ialuronico.

Attraverso i test che vengono effettuati durante la prima visita, si andrà a definire la combinazione giusta di molecole per ogni paziente.

Luce pulsata IRPL

La luce pulsata (IRPL) viene utilizzata nelle fasi più avanzate della sindrome dell’occhio secco.

Questa permette il ripristino delle funzioni delle ghiandole di Meibomio, fluidificando le secrezioni e permettendo un deflusso corretto delle lacrime.

Attraverso il riscaldamento dei dotti escretori delle ghiandole oltre i 43°, la luce pulsata stabilizza la composizione del film lacrimale ed elimina i microrganismi presenti nel bordo palpebrale, anch’essi causa del mantenimento dell’occhio secco.

Le sedute possono essere 3 o 4 in base alla gravità del problema; dopo la prima seduta, sarà necessario sottoporsi al trattamento passati:

  • 15 giorni;
  • 45 giorni;
  • 75 giorni (facoltativa).

Sarà necessario, infine, sottoporsi ad un trattamento ogni anno o semestralmente (in base alla gravità della patologia), per mantenere l’effetto ed il beneficio ottenuto: le sedute sono indolori e già dalla seconda si riscontrano i primi risultati soggettivi.

Per potersi sottoporre a questo trattamento, è necessario prenotare una visita specialistica per accertare l’effettiva esigenza del paziente con diversi test, che vedrete qui di seguito.

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